16/02/2012 – L’origine del mondo. Ritratto di un interno
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Le date romane segnano lapprodo conclusivo del progetto con il debutto in prima nazionale del quarto capitolo del ciclo, Lassenza dellanalista, previsto domenica 19 febbraio con repliche il 25 e il 26, che segue i precedenti Donna melanconica al frigorifero, Figuranti del dolore al lavatoio e Certe domeniche in pigiama.
Affondo ironico e spietato nellintimit di una relazione familiare, le quattro pice che compongono questa sorta di sedute in forma scenica sul binomio madre-figlia, riprendono differenti momenti di un interno casalingo contrassegnati, ognuno, da oggetti estremamente domestici, quotidiani, intimi, dove agiscono la coppia di personaggi della madre e della figlia. Con loro, via via, interferiscono presenze e fantasmi del loro universo quotidiano.
Squarci di forte intensit, capaci di toccare le corde profonde e pi intime senza sottrarsi a momenti di disperata allegria e irrefrenabile ironia.
In fondo dichiara lautrice – da cosa composta la vita di un essere umano: un corpo e i suoi andazzi, una mente e i suoi rovelli, le cose e la necessit di gestirle, e poi gli altri, sotto forma di affetti, rivali, problemi, salvezza, ristoro, passione, legami, vantaggi, limiti. Ecco cosa si occupa idealmente di proiettare drammaturgicamente, forse anno ad anno, per ora pezzo a pezzo,come un puzzle, questo lavoro: una vita
Nel ruolo della madre, Daria Deflorian; in quello della figlia, Federica Santoro, accompagnate in alcuni momenti dalla stessa Lucia Calamaro. Il disegno luci di Gianni Staropoli; le scene realizzate da Marina Haas.
Lo spettacolo una produzione ZTL_pro con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in coproduzione con Armunia e 41mo Festival di Santarcangelo in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, Palladium Universit Roma Tre, Teatro di Roma.
Calendario e orari delle rappresentazioni
gioved 16 ore 21.00 primo episodio Donna melanconica al frigorifero (durata: 1h e 10)
venerd 17 ore 21.00 secondo episodio Figuranti del dolore al lavatoio (durata: 1h)
sabato 18 ore 21.00 terzo episodio Certe domeniche in pigiama (durata: 50)
domenica 19 ore 21.00 quarto episodio Il silenzio dellanalista (durata: 1h) prima nazionale
mercoled 22 ore 21.00 primo episodio Donna melanconica al frigorifero
gioved 23 ore 21.00 secondo episodio Figuranti del dolore al lavatoio
venerd 24 ore 21.00 terzo episodio Certe domeniche in pigiama
sabato 25 ore 21.00 quarto episodio Il silenzio dellanalista
domenica 26 alle 16.00 inizio del ciclo completo dei quattro episodi, con intervalli di 30 minuti.
Ufficio promozione Teatro di Roma: tel. 06.684.000.346; www. teatrodiroma.net;
Biglietterie: Teatro Argentina: tel. 06.684.000.31; Teatro India (dalle 17.00 alle 21.00 giorni di spettacolo), tel. 06.684000311
Ufficio Stampa Teatro di Roma
Lorigine del mondo, ritratto di un interno
I episodio. Donna melanconica al frigorifero (Durata 70)
Primo di una serie di schizzi su una personale fenomenologia della crisi indaga la condotta di un animale che si rinchiude nella tana, Daria. Unica uscita, dallAnalista, che in questo interno incarnato dalla Figlia. Daria che apre un vero frigorifero. Daria che ascoltiamo mentre ne commenta, assaggia, cerca, annusa il contenuto. Daria che mastica ma niente la soddisfa. Poco cambia lentrata della figlia insonne: conversazioni sovrapposte intorno alla banalit del quotidiano, vestiti da casa e vestiti da fuori, modalit riproduttive degli uccelli, rivendicazione poco sostenibile di poter avere una faccia triste almeno dentro casa propria. La figlia un atlas domestico che sostiene lintimit di Daria in doppia veste, dato che si trasforma anche nella sua Analista. Questo c in scena; questi gli unici interlocutori di Daria in un periodo in cui la depressione la porta a non uscire di casa. I loro smozzicati pensieri attraversano le nature morte di Morandi (a cui Daria sente di appartenere), interrogazioni su filogenesi e ontogenesi, descrizioni del complesso psicanalitico e un omaggio alla visione della solitudine del poco conosciuto Juan Carlos Onetti. Madre e Figlia/Analista parlano, straparlano di tutto, in un singhiozzante chiacchiericcio che ritrae un quotidiano sfocato dove entrambe oscillano tra blandi tentativi di contatto e lirrimediabile rinvio a se stesse.
II episodio. Figuranti del dolore al lavatoio (Durata 60)
Il fuori sbarca di colpo dentro casa incarnato dalla figura meridionale e baccaiona della madre di Daria. Una nonna battagliera che schiaffeggia e brontola, tentando a suon di strilli reiterati e di duro buon senso da persona media, di risvegliare Daria da questo letargo depressivo. La nonna Sofia fa rumore, personaggio di commedia che si infiltra nel dramma psicologico, cercando vanamente di riaccendere l ingranaggio vitale dei rapporti tra sua figlia e sua nipote. Ma sciorinare in solo cinque minuti sostenuti i rimproveri che un genitore di solito fa a un figlio in una vita, non baster. In un secondo momento il fuori si infiltra anche attraverso levocazione della figura demonizzata della cameriera-padrona, che gestisce la casa a modo suo, azzerando il ruolo di Daria, che cerca le cose dove non ci sono pi, situazione che non fa che aumentare il suo conflitto con il reale. Questa seconda parte riporta in fondo le soggettive tangenziali del dramma, quelle della nipote e della nonna. Una figlia che pacatamente, muovendo una madre momentaneamente tetanizzata dal dolore, racconta il suo crescere trascurata, adultizzata da una madre assente ed abbandonata a se stessa in tutto dal lavarsi al vestirsi. Una nonna che facilona e cattolica appartiene suo malgrado a una generazione precedente alla psicanalisi, una generazione che reagiva, ed incapace di compatire labbandono di Daria agli stati danimo bui. Le accompagna per i cinquanta minuti di durata teatrali, il rumore bianco di una lavatrice vera prima mandata a vuoto, poi aperta troppo presto e senza centrifuga a inondare la scena. In questo interno familiare disfunzionale, anche gli elettrodomestici sono fuori controllo.
III episodio. Certe domeniche in pigiama (Durata 50)
Si inizia di notte, di fronte a una vera cucina a gas celeste che domina la scena. Vediamo Daria e figlia insonni, intente a scaldarsi del latte caldo vero per cercare di riaddormentarsi, chiaccherando di film visti nel pomeriggio, di maschere di bellezza e di dubbi sullefficacia della psicanalisi. Questa terza parte di vita quotidiana di interni ha un colore realistico apparentemento pi definito delle altre che pero la rende mano mano quasi surreale e comica. domenica e nessuno si veste. La figlia cresciuta e diventata artista plastica a colazione racconta perch utilizza protesi vere, bulbi oculari e dentiere , nelle sue sculture. Daria cucina crepes alternando urletti vittoriosi a rovesciate al volo fallimentari, condendo il gesto concreto con speculazioni su un impermeabile nero parigino e depresso perso per strada, simbolo fetiche del suo malessere; sulle diverse nature di silenzio e di vuoto che sa o non sa gestire, sullincapacit degli abitanti dei quartieri residenziali di concedersi ai contatti imprevisti e in fondo di sentirsi ancora vivi. Verso le tre, visto che il fratello promesso non arriva, la Figlia si sfoga: la sua non appartenenza, il peso del suo lutto dei fratelli morti prima della sua nascita, il suo non sentirsi autorizzata ad esistere. Poi arriva il Padre. Per la prima volta alla fine della terza ora luomo, il marito di Daria spesso evocato ma sempre assente, appare. Ma un epifania alienante visto che gesticola e muove la bocca ma le sue battute sono dette dall attrice che fa la nonna, dalla quinta. Per ora un uomo agito, sonorizzato solo dal doppiato femminile. Acquisir vita e discorso proprio? E se si cosa dir, qual la sua versione della vicenda familiare? Di questo che si occupa la quarta parte.
IV episodio. Il silenzio dell’analista (Durata 60 circa)
Questo quarto episodio non una fine, un continuum. Indaga la forma del silenzio-parlato, soprattutto quella del retropensiero che abita la non verbalizzazione, attraverso le situazioni di silenzio che si presentano nel set analitico di Daria la protagonista. Non c’ volontariamente una fine di Origine, lieta o drammatica, intesa come conclusione di una vicenda a suon di rivelazioni e soluzioni di conflitti. Un perch “la cosa and cosi”non si d, non ci dato, semplicemente perch l’ambizione di ritrarre un momento di una vita, se non una vita intera, non accetta i finali, menche meno quelli architettati. Ma non posso dire che mi dispiaccia. Al contrario. Va a specchio di una vicenda-spettacolo che non trova una chiusa, ma che soffre di sospensione perch la interrompo nel mentre. Un mentre in cui io smetto di guardare dentro questo interno, e smetto soprattutto di parlarlo. Pi per adesione al principio di realt che per assenza di desiderio. Non invece impossibile che in un futuro, qualcosa non mi riporti qui, in questo interno-casa, a vedere cosa ancora vi accade. Almeno mi piace pensarlo. E se questo non dovesse succedere, se questa casa di Origine non dovesse pi tornare, forse mi dispiacer averla dovuta abbandonare un po’ troppo presto, mentre la sentivo ancora casa mia
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